lunedì 18 agosto 2008

Rivera, i 65anni di un rivoluzionario

Un rivoluzionario in smoking. Non avrà il viso immortalato sulle magliette, ma Gianni Rivera ha lasciato un segno indelebile nel calcio italiano e non solo. Sì perchè in quel ragazzo nato ad Alessandria il 18 agosto di 65 anni fa, si intravvede il marchio del predestinato sin dall'esordio - precocissimo - a neppure 16 anni con "i grigi" della sua città. Poi Rivera va al Milan e inizia l'epopea: un mito fatto di colpi eleganti sul campo e anche di polemiche con gli arbitri, di talento sopraffino e di carisma innato. Precursore, in altre parole primo. Primo della classe, con quel viso da bravo ragazzo che infrange i cuori delle tifose, primo italiano a vincere nel '69 il Pallone d'Oro, fondatore del sindacato per "gli operai del pallone". In anticipo sui tempi anche nel binomio tra calciatori e showgirl con Elisabetta Viviani che gli dà la figlia Nicole. Rivoluziona perfino il rapporto giocatore-presidente: tra lui e Buticchi, che lo vuole vendere al Toro, è il dirigente rossonero a doversene andare. Rivera si ama o si odia. E' destinato a dividere tanto da originare il celebre dualismo con Mazzola, culminato nella staffetta ai Mondiali '70. E poi fa litigare due penne supreme del giornalismo come Gianni Brera, che lo chiama beffardamente Abatino, e Gino Palumbo, che invece stravede per il Golden Boy. Carisma, testa fina e lingua lunga, Rivera non poteva che sbarcare in politica da cui peraltro sta uscendo dopo un ventennio fra luci e ombre. Ma chi ama il calcio ancora oggi lo vede con la maglia numero 10 addosso, lo smoking di un elegante rivoluzionario.

(Servizio andato in onda su Serie A News - Premium Calcio24)

Nessun commento: