venerdì 26 maggio 2006

Calcio/A in negativo (segue)

E a proposito della cittadina toscana, anche l’Empoli va purtroppo ricordato tra le dolenti note di questo campionato. Nonostante giovani di assoluto livello come Giovinco e vecchi geniali pirati come Vannucchi, è arrivata la B. E qui le responsabilità cadono su tutti non ultimi i tecnici Cagni, che tanto bene aveva fatto lo scorso anno, e Malesani. Cui vanno aggiunti il desaparecido Giacomazzi, che proprio di Almiron doveva essere l’erede, e il portiere Balli che dopo tante, troppe battaglie forse inizia a sentire il peso degli anni.

Toscana triste anche per il Livorno. Pure gli amaranto tracollano in B e lo fanno nel peggiore dei modi: ultimi e contestati dai tifosi. Anche qui colpe per tutti, giocatori, tecnici (Orsi e Camolese) e presidente (Spinelli), come sempre avviene in questi casi. Ma come non annoverare, con menzione speciale, tra gli inesistenti dell’anno Diego Tristan? L’ex punta di diamante del Super Depor era giunto in Italia per il canto del cigno. Non si è sentito neppure un acuto. Il fu bomber spagnolo aveva l’ingrato compito di sostituire Lucarelli, se non nei cuori amaranto, perlomeno nei gol. Missione fallita.

Purtroppo fallimentare è stato pure il rapido ritorno del già citato “Cristiano il Rosso” in Italia, questa volta sulla via Emilia. Lucarelli qualche gol l’ha pure fatto, ma non come negli anni passati e alla fine il Parma è retrocesso. Ovviamente la sua responsabilità è marginale perché se i gialloblù sprofondano in B dopo 18 anni di coppe e successi, dopo il crack Parmalat e ripetute salvezze in extremis, le colpe sono tante e ben distribuite. Ghirardi si è assunto giustamente le sue, da gentleman del calcio quale è, ma l’elenco è lungo e va dai tecnici Di Carlo e soprattutto Cuper – meglio che stia lontano dal calcio italiano – fino a tutta la rosa crociata. Giocatori sotto le aspettative e verso la fine pure rissosi e coi nervi a pezzi. La provincia felice, la regina di coppe, il piccolo dolce mondo di Parma era abituato a ben altro: prima ai successi europei e poi comunque al grande e indomito orgoglio. Ora restano solo le macerie di una stagione partita, dopo tanto tempo, con un po’ di soldi e una società reale alle spalle. Una stagione finita però malissimo. Ora si dovrà ricominciare con umiltà e ritrovare, prima che giocatori all’altezza, lo spirito di un tempo.

Se il Parma principe di coppe – 4 in Europa e 4 in Italia dal 1991 – piange, pure l’indiscusso re dei trofei internazionali non ride. Il Milan, club più titolato al Mondo, fallisce gli obiettivi minimi proprio nella stagione che lo ha consacrato sulla vetta planetaria del calcio. I rossoneri la Champions, amatissima competizione con cui flirtano da anni, il prossimo anno la vedranno solo in tv. Difficile bocciare calciatori con il petto grondante di medaglie, ma “senectus ipsa est morbus” dicevano i latini e nonostante gli allori l’anagrafe è spesso impietosa. Da segnalare quindi una pattuglia di terzini attempati e discontinui, ma non solo loro. Senza attenuanti senili è stata infatti la stagione di Gilardino, che ora spera soltanto di far riemergere il bomber che è in lui grazie alla maieutica del mentore Prandelli. Su Ronaldo non è il caso di infierire, mentre Emerson si presentava già in partenza una scommessa difficilissima da vincere. Senza dubbio impietosa è stata invece la parabola di Nelson Dida, ormai un portiere in crisi psicofisica, in grado di farsi male pure in panchina, dove ultimamente è stato di casa.

Portieri sulla graticola anche in casa Lazio. Ballotta ha spesso pagato l’età quasi millenaria, ma si è comunque dimostrato più affidabile del baby Muslera che potrebbe essere suo figlio, ma che non avrebbe ereditato di certo freddezza e lucidità fra i pali. Il giovane numero uno è stato un po’ l’emblema di questa stagione biancoceleste: una Lazio così anonima da non sembrare neanche vera.

Anonimato e aspettative tradite pure per il Palermo dell’imprevedibile e impaziente Zamparini. Il valzer di allenatori fiacca la squadra e i rosanero finiscono sempre a metà classifica.

Solo paura, ma alla fine gioia per Siena, Cagliari, Reggina, Torino e Catania. Ma così non è per i tecnici allontanati prima del tempo e, col senno del poi, pure a ragione. Mandorlini, Sonetti, Ficcadenti, Ulivieri, Novellino e Baldini, anche loro finiscono nelle delusioni, mentre non ce la sentiamo di aggiungere alla lista il nome di Giampaolo, mandato via in fretta e furia e poi tanto orgoglioso da rispondere no al recupero di Cellino.

Nell’ideale foto del campionato, un’istantanea come quelle di fine scuola, restano in negativo pure Recoba e Ventola, non risorti in granata, Makinwa, intristito anche a Reggio, Bogdani, dimenticato a Siena, e il rossoblù Larrivey, uno che a Batistuta assomiglia solo nell’aspetto fisico.

Pagine nere, nerissime, sono state ovviamente quelle dei due tifosi di Lazio e Parma morti tragicamente, pur in circostanze diverse, davanti ad un Autogrill. Non ne citiamo il nome sia per non dare un altro triste ricordo a genitori e amici sia perché quei due ragazzi potevano essere figli o amici di qualsiasi altro italiano. Ancora più cupe ovviamente le scene di delirio e violenza scattate dopo la prima morte e ripetute purtroppo anche in altre e più recenti circostanze. Gesti ingiustificabili e vergognosi, lontani anni luce da chiunque ami davvero il calcio. Si è detto sempre tanto su questo tema, finendo inevtiabilmente nel facile moralismo. Tuttavia queste pagine buie vanno comunque citate, anche se in realtà col pallone centrano poco o nulla. Perché forse, avendole sotto gli occhi, si possa finalmente strapparle da quel romanzo affascinante, di vincitori e vinti, che è il nostro campionato.

lunedì 15 maggio 2006

Parma


Poesia, bici e nobiltà...
Ammirando il Battistero
Respiro un’aria che sa di buono.
Me ne andrò in piazza Garibaldi.
Accogliente come un abbraccio

Arrivi a Parma e sai già che stai per aprire un piccolo, prezioso scrigno. Parma è un'autentica Capitale e non solo per i dolci, nobili ricordi della storia. Capitale del vivere e del mangiare bene, piccolo regno di musica e di calcio, dove si va allo stadio come altrove si va a teatro e dove si va a teatro come altrove si va allo stadio. Questa è Parma, felice della sua elegante anomalia, del suo essere Ducato perenne. La Pilotta è austera e maestosa e il suo parco è per tutti il giardino di casa. Chi legge, chi si rilassa, chi conversa e chi guarda il proprio amore negli occhi, occhi che riflettono il cielo sereno, pure quando è grigio. Passi tra le vie piene di vita, bici e botteghe eleganti, e sei già all'ombra di un gioiello, il Battistero. E poco dietro splendono altre meraviglie romaniche...la cattedrale, il campanile. E in queste bellezze trionfano il bianco dell'Antelami e i colori del Correggio. E a proposito di colori, è un'affascinante aura di giallo a riempire l'elegante salotto di piazza Garibaldi. Un salotto raffinato e al tempo stesso aperto e cordiale, proprio come il carattere e la "erre" arrotata dei Parmigiani.