giovedì 23 novembre 2006

Dalla Russia...con lavoro

La storia inizia cinque anni e mezzo fa quando la Indesit è alla caccia di giovani brillanti per il suo nuovo stabilimento del lavaggio in allestimento a Lipetz, in Russia. «Sono stato assunto all’inizio del 2003 e non ero ancora laureato - racconta Denis - stavo completando gli studi universitari di tipo tecnico e la Indesit ha preso me, assieme ad un mio amico, per il progetto del nuovo stabilimento» L’azienda marchigiana inizia presto ad allevare i suoi talenti e, proprio come una società di calcio che scova futuri campioni all’estero, li sottopone a duri allenamenti:«Ho iniziato a seguire un corso di lingua italiana in Russia per otto ore al giorno – prosegue - poi sono venuto in Italia per sei mesi continuando la formazione con un periodo di affiancamento nello stabilimento di Brembate, vicino a Bergamo». «Sono tornato in Russia a fine 2003 quando ormai lo stabilimento era quasi pronto - ricorda - poi finalmente il 4 aprile 2004 la fabbrica è stata avviata con me come responsabile di processo del reparto qualità» La carriera di Denis brucia le tappe: nel 2006, è responsabile della qualità dell’intero stabilimento e nei primi mesi del 2008 la Indesit lo vuole nella casa madre. Il ruolo è quello di Quality manager processo e prodotto all’interno della direzione tecnica laundry:«Sono tornato in Italia quest’anno - spiega Denis - aldilà del lavoro mi trovo abbastanza bene, ho portato mia moglie e mia figlia e ed è bello stare insieme qui e poi molti colleghi li conoscevo già» Tutto bene insomma, o quasi:«L’unico problema è il permesso di soggiorno, un processo troppo lungo con la burocrazia italiana - afferma - dal punto di vista formale crea difficoltà anche per mia famiglia». A parte questo neo, il presente di Denis è felice ed è in Italia, ma per il futuro il giovane russo pensa anche al ritorno:«Almeno per i prossimi 2-3 anni non cambierei anche per la tranquillità della mia famiglia. L’Italia mi piace - conclude - un domani però non escludo di tornare in Russia, là si stanno aprendo tante possibilità».

giovedì 16 novembre 2006

Venezia


Visse da gran dama
E lo fa tutt'ora
Nel suo essere unica
Equilibrio tra mare e terra
Zecchini, gondole, carnevale
Irride l'ovvio
Ammirandosi bella

Unica. Questo è forse l'unico aggettivo che può essere attribuito a Venezia senza scadere troppo nella banalità o nella retorica. Anche perchè proprio la banalità è la cosa più lontana da chi ha strade d'acqua, imbarcazioni asimmetriche, una cattedrale che pare più una moschea e un Carnevale sì festoso, ma anche malinconico. Una meraviglia nata dalla necessità e dall'incoscienza e nutrita col genio e l'abilità mercantile. Un equilibrio magico e fragile. Una città che ha dominato i mari perchè del mare è amante e sposa, da sempre.
Il Canal Grande è un'incantevole e sinuosa creatura che mostra le grazie dei suoi stupendi palazzi sorti dalle acque, come Venere. Piazza San Marco è l'approdo di un mondo senza tempo, un Eden di assoluta bellezza, quasi troppa. Ti immergi in un quadro del Canaletto e sai che tutto è inaspettatamente vero: il verdastro della Laguna, il rosa del Palazzo Ducale, l'oro della basilica, l'arancione del Campanile, il blu della torre dei Mori e mille altre sfumature e pennellate. Da Rialto alla Salute, dai Frari a San Zanipolo, fino alla più piccola calle sai che sei lì, in ogni istante: Venezia la vedi, la tocchi, la respiri, la senti e in ogni angolo ti accorgi che ti trovi dentro uno scrigno d'arte, di storia e di cultura. Uno scrigno ancora più bello e prezioso perchè delicatissimo, quasi di carta.