giovedì 16 novembre 2006

Venezia


Visse da gran dama
E lo fa tutt'ora
Nel suo essere unica
Equilibrio tra mare e terra
Zecchini, gondole, carnevale
Irride l'ovvio
Ammirandosi bella

Unica. Questo è forse l'unico aggettivo che può essere attribuito a Venezia senza scadere troppo nella banalità o nella retorica. Anche perchè proprio la banalità è la cosa più lontana da chi ha strade d'acqua, imbarcazioni asimmetriche, una cattedrale che pare più una moschea e un Carnevale sì festoso, ma anche malinconico. Una meraviglia nata dalla necessità e dall'incoscienza e nutrita col genio e l'abilità mercantile. Un equilibrio magico e fragile. Una città che ha dominato i mari perchè del mare è amante e sposa, da sempre.
Il Canal Grande è un'incantevole e sinuosa creatura che mostra le grazie dei suoi stupendi palazzi sorti dalle acque, come Venere. Piazza San Marco è l'approdo di un mondo senza tempo, un Eden di assoluta bellezza, quasi troppa. Ti immergi in un quadro del Canaletto e sai che tutto è inaspettatamente vero: il verdastro della Laguna, il rosa del Palazzo Ducale, l'oro della basilica, l'arancione del Campanile, il blu della torre dei Mori e mille altre sfumature e pennellate. Da Rialto alla Salute, dai Frari a San Zanipolo, fino alla più piccola calle sai che sei lì, in ogni istante: Venezia la vedi, la tocchi, la respiri, la senti e in ogni angolo ti accorgi che ti trovi dentro uno scrigno d'arte, di storia e di cultura. Uno scrigno ancora più bello e prezioso perchè delicatissimo, quasi di carta.

Nessun commento: