venerdì 11 gennaio 2008

Politica/ Silvio, Walter e il voto

Altro che Sarkò-Bruni, la love story più appassionante della politica è quella tra Silvio e Walter, in arte Berlusconi e Veltroni. Tempo fa - parecchio, prima ancora del Pdl, della aperture del Cavaliere e dello storico incontro - su questo blog si scriveva della somiglianza e della naturale empatia tra i due leader.

Oggi questo è ovvio e si basa soprattutto sulla volontà di cercare, insieme, una nuova via alla riforma elettorale. Una riforma che, aldilà della diplomazia d'ordinanza, consegni la contesa politica a due formazioni: Pd e Pdl, caso vuole proprio quelle di Veltroni e Berlusconi. Ovvia la preoccupazione degli alleati, a destra, a sinistra e pure al centro, che da indispensabili ricattatori rischierebbero di diventare alfieri della rappresentanza dei cittadini, ma inutili soprammobili a livello di governance e di spoiling system (per intenderci chi comanda e chi si spartisce la torta delle cariche). Gli ultimi segnali vanno ancora in questo senso. Berlusconi: "L'ho detto a Veltroni, io posso essere il tuo Messia per liberarti della sinistra estrema" Veltroni:"Democrazia dell'alternanza con un nuovo sistema elettorale che sarà probabilmente di transizione, di passaggio verso un assetto compiuto". Ognuno col suo stile, hanno detto la stessa cosa. Il dado è tratto, chi ci sta ci sta, altrimenti faranno da soli. Pure la sortita di Franceschini - leggi Veltroni - sul sistema francese va letta in questo senso: velocizzare le trattative o addirittura romperle, perchè mal che vada si arriverà al referendum, una rete di salvataggio ancora una volta per Pd e Pdl, un immenso iceberg per il Titanic dove navigano - in prima o in classe economica - tutti gli altri.

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