lunedì 7 gennaio 2008

Calcio/ Quell'Airone che non vola

C'era una volta un ragazzo, poco più che ventenne, che si ritrovò un giorno a giocare assieme al grande Roberto Baggio. Prima lo aveva visto soltanto sulle figurine - prima in viola, poi a strisce di vari colori - ma in quell'anno se lo ritrovò al suo fianco, mirabile inventore di calcio da cui succhiava assist al bacio e lanci telecomandati. Ed erano gol e gol. Reti e sponde realizzate con quei movimenti un po' dinoccolati che, rafforzati poi da un esultanza ad hoc, gli valsero il soprannome di Airone. Andrea Caracciolo era a Brescia l'erede di un certo Luca Toni, non uno qualsiasi, e con la V bianca sul petto prometteva davvero bene. Tanto che il Palermo, orfano proprio del centravanti oggi in Baviera, volle prenderselo subito per ritentare il colpo. Il colpo però fu soltanto il tonfo delle speranze e delle illusioni. L'Airone in Sicilia volò davvero basso tanto che gli impietosi tifosi rosanero lo ribattezzarono "Turacciolo", come un tappo di un vino diventato aceto. In estate Caracciolo è planato su Genova, il posto adatto per rilanciarsi, si diceva. Invece il lungo attaccante non si è ritrovato neppure in Liguria. L'Airone ha chiuso le ali e così Bellucci, Montella, Cassano e pure il redivivo Bonazzoli lo hanno messo ancora una volta ai margini. Ora per l'Airone sembra di nuovo tempo di migrare: Torino, Lazio, magari la B. l'importante è che quel giovane cresciuto con Baggio, torni presto a volare...e a segnare.

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