sabato 13 ottobre 2007

Politica/Un “Wafer” al gusto di…

“…non ho mai avuto alcuna simpatia per l’ideologia comunista e per l’Urss”

“Questo è un paese fantastico, che ha saputo reagire al terrorismo, alle svalutazioni della Lira, all’assassinio di Falcone e Borsellino, al crollo dei partiti storici. Un paese pieno di imprenditori coraggiosi, di ragazzi meravigliosi…”

Parole e musica di Silvio Berlusconi… anzi no! Se qui ci fosse la firma del Cavaliere nessuno si stupirebbe troppo. E invece c’è quella del suo futuro antagonista Walter Veltroni (dal Corriere della Sera, intervista di Aldo Cazzullo). Alla vigilia delle “scontate” elezioni primarie di domani, che con tutta probabilità lo incoroneranno leader del nuovo Partito Democratico, “Wafer” ribadisce la linea “dolce” verso il centrodestra, anzi sembra cercare nuovi temi e nuovi consensi oltre la frontiera politica.

Che vuol dire? Che finalmente si va verso un bipolarismo meno adolescenziale e meno legato a vecchi e nuovi conflitti ideologici o presunti tali? “E’ un paese bloccato da 15 anni in una dialettica sterile, Berlusconi contro la sinistra, che noi dobbiamo cercare di superare anche in modo unilaterale” Ecco qui sta il punto. Riuscirà il buon Walter a convincere i suoi – tutti – che la tattica del “contro” è da archiviare al più presto? Non solo. L’antberlusconismo resta ancora il collante più facile ed efficace per la coalizione di centrosinistra – perché col PD soltanto non si vincono le elezioni – e allora perché rischiare di farne a meno?

Oppure significa che il Kennedy nostrano ha capito il gioco del suo avversario e che è disposto a mutuarne alcuni temi e linguaggi? “Credo di essere stato tra i primi a capire cosa fosse il berlusconismo, e quale mutazione implicasse nel senso comune e nel sistema dei valori” Troppo facile parlare della “proposta indecente” all’indirizzo di donna Veronica. Meglio piuttosto sottolineare come altri analisti abbiano proposto questa ipotesi. Ad esempio spettacolarizzazione e personalizzazione della politica sono importanti ingredienti, comuni ai due leader. Ma allora, per un beffardo gioco del fato, gli ex-comunisti sono destinati a morire “berlusconiani”?

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