domenica 10 febbraio 2008

Pol/ "Operazioni" politiche

Finisce l’era delle addizioni e inizia quella delle sottrazioni. Non stiamo parlando di un programma di aritmetica delle elementari, ma di un qualcosa di ben più importante: gli scenari dell’offerta partitica per le elezioni politiche.
Eh sì, il 2008 potrebbe diventare un anno storico per la politica italiana, la svolta decisa verso il bipartitismo. E’ vero, il Partito Democratico risale ormai all’autunno scorso ed è frutto di un processo ben più lungo. Vero anche che il “discorso del predellino”, con l’annuncio della nascita del Popolo della Libertà, è stata una sorpresa pre-natalizia di Berlusconi. Tuttavia, sempre per restare alla metafora matematica, i conti si stanno facendo solo ora, con Prodi archiviato e le elezioni imminenti. Conti dicevamo. Finora i mesi che precedevano il voto erano una continua trattativa per “aggiungere” pezzi alla propria coalizione: partiti, partitini, microformazioni anche individuali accolti a braccia aperte sull’arca di Noè. Centrodestra e centrosinistra diventavano etoreogenei caravanserragli solo per una misera dote dello “zero virgola”. Un poco o niente, che però avrebbe potuto essere decisivo per aggiudicarsi la partita. Frattaglie politiche, partiti autocratici e spesso trasformisti, insomma clienti scomodi per chi vuole governare, ma con un potenziale di ricatto assolutamente enorme. Riprova? Nell’era del Mattarellum e fino all’ultima consultazione il tasso di “aggregazione” alle due maggiori coalizioni è via via cresciuto. Nel ’94 tre poli, di cui uno bicefalo, nel ’96 due coalizioni e la Lega a parte, nel 2001 Rifondazione fuori, ma in parziale desistenza col centrosinistra e infine il 2006, con entrambe le squadre al completo.
Dodici anni di sedicente “Seconda Repubblica”, di bipolarismo sempre imperfetto, di retorica antiberlusconiana o anticomunista, di governi instabili o comunque ricattati e ricattabili, in pochi mesi sembrano diventare lontani anni luce.
Grazie alla scelta molto coraggiosa di Veltroni e del suo PD di correre da solo, rifiutando anche le piccole-grandi doti elettorali di altri partiti, si apre una nuova era. Quella “del vengo anch’io, no tu no”, o delle “sottrazioni” appunto. E grazie all’altrettanto lungimirante scelta di Berlusconi e Fini questa era non rimane un’utopia o un processo a lungo termine. Il coraggio ulteriore di andare da soli, accettando la sfida veltroniana, sarebbe poi da applaudire, ma al momento farebbe rima con un po’ di incoscienza. Intanto ci si può accontentare della lista unica Fi-An sotto l’insegna del Pdl, prodromica, ci si augura, di partito unitario federato con la Lega alla catalana o alla bavarese (e non si parla di dolci!) Questa del Pdl rimane comunque l’altra attesa novità e soprattutto già inquieta l’Udc, e i mini partiti di centrodestra. La stessa inquietudine che fra i piccoli di sinistra è già diventata rabbia, disperazione o rassegnazione.
Il grande politologo Giovanni Sartori lo ha sempre sostenuto: “una buona legge elettorale è quella che farà arrabbiare i partiti nani”. Ora è quasi paradossale che la svolta sia giunta con un proporzionale-porcata invece che con un sistema maggioritario, seppur molto spurio. Questo conferma ancora una volta quanto il famigerato recupero al proporzionale del Mattarellum alimentasse la linfa dei piccoli, svilendo l’ottica maggioritaria. E conferma anche che in Italia, specie in politica, la logica non è sempre la protagonista. Poco male, anzi molto bene. La nuova legge elettorale non è arrivata, ma i partitini si stanno arrabbiando e non poco. E, non ce ne vogliano, ma, seguendo Sartori, questo potrebbe essere positivo per un Paese, soprattutto se vuole procedere verso una forte, saggia, sana, e meno onerosa democrazia dell’alternanza.

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